GIANCARLO TONIUTTI – KONRAD SPRENGER – EARTHEATER

SABATO 2 NOVEMBRE ORE 21:00
UDINE pushpin-google-hi
TEATRO SAN GIORGIO

GIANCARLO TONIUTTI

g.toniutti 1

Giancarlo Toniutti (Udine, 1963), compositore e ricercatore attivo dalla fine degli anni ’70, si è segnalato come uno dei più rigorosi esponenti del suono industriale e dell’elettroacustica italiana, a partire dalle prime cassette autoprodotte e dagli Lp La Mutazione del 1985, per la britannica Broken Flag, e Epigènesi del 1986, vere e proprie pietre miliari di un genere oltre che classici della sperimentazione sonora; successivamente ha collaborato con Conrad Schnitzler, Andrew Chalk e Siegmar Fricke. Studioso delle relazioni tra il suono e i dati specifici che lo connotano, soprattutto rispetto al luogo di provenienza, con le sue molteplici valenze di tipo geologico, antropologico e storico, Toniutti è l’unico italiano incluso nell’importante antologia di testi Site of Sound: Of Architecture And The Ear, curata da Brandon Labelle e Steve Roden nel 1999, dove compariva assieme a, tra gli altri, Philip Corner, Christina Kubisch, Max Eastley e Rolf Julius. Dal vivo utilizza registrazioni di origine acustica trattate analogicamente e registrazioni sul campo appositamente realizzate, la cui costruzione ed evoluzione quadrifonica nello spazio sono specificamente dedicate per ogni concerto, come per Forma Free Music Impulse #9, dove presenterà D’apkun, n’ungii (otto, il sesto), titolo in lingua Negidal, lingua tungusa settentrionale della Siberia orientale: “La composizione, dal punto di vista strutturale, consegue ad una ricerca sul principio di gradiente di densità, operando sulla base dell’articolazione vettoriale di materiale omogeneo, in modo che si crei un cammino di sviluppo che oscilli tra una densità massima ed una densità minima (attrattori della morfologia) e legato alla variazione di posizione delle cellule sonore, articolate in quadrifonia” Giancarlo Toniutti.

 

KONRAD SPRENGER

Konrad-Sprenger-Press-Pic1-300dpi

Konrad Sprenger (1977) è lo pseudonimo di Joerg Hiller, compositore, musicista e producer residente a Berlino, con un carriera ricchissima di collaborazioni ed estremamente poliedrica, che si muove tra sound-art, installazioni e composizione.

Hiller nel 2001 ha fondato l’etichetta discografica Choose, per la quale ha prodotto i lavori di artisti come Ellen Fullman, Arnold Dreyblatt, Robert Ashley e Terry Fox.

Il suo ultimo lavoro in solo, Stack Music (2017), è stato pubblicato da PAN, etichetta che negli ultimi anni è diventata tra le più influenti per le sonorità contemporanee.

Nella sua personale ricerca, Sprenger si è misurato con i limiti degli strumenti tradizionali e delle tecniche a loro connesse, sviluppando una notevole esperienza nella costruzione di propri dispositivi, in origine meccanici e ora controllati digitalmente. La sua opera, composta da vari progetti dal vivo nel corso degli anni, si concentra su schemi ritmici processati attraverso l’utilizzo di una chitarra elettrica gestita da un computer in diffusione multicanale. Prendendo spunto dal krautrock, dai ritmi ossessivi della techno e da composizioni minimali, il suono della sua chitarra spazia all’interno di un complesso e stratificato caleidoscopio sonoro, cangiante e multiforme, creando traiettorie improbabili ed instabili, che ricordano gli esperimenti meccanici di modulazione su luce, spazio e movimento del pittore, cineasta e teorico d’arte ungherese Moholy-Nagy.

EARTHEATER

Eartheater © Samantha West -web4.jpg

Eartheater è il nome d’arte di Alexandra Drewchin, che per IRISIRI, il suo terzo album, approda in casa PAN. Il background culturale di Alexandra Drewchin fonda le radici in quel melting pot culturale che è New York: a inizio decennio da vita con Greg Fox, uno dei batteristi più prolifici ed eclettici della scena di New York, ai Guardian Alien, duo noise molto attivo sui palchi della metropoli. Il duo gira ovunque, offre alcune delle performance più memorabili in mete di culto del pubblico indipendente newyorchese, come il Secret Project Robot o lo Shea Stadium. Soprattutto sul palco emerge il talento da performer di Alexandra e il suo apporto cresce album dopo album. Oggi vocalist, performer e compositrice sperimentale a 360 gradi tra gusto vintage e spinte digitali, Alexandra scrive pezzi già da adolescente, a partire dal folk tradizionale e da Kate Bush, una delle sue muse ispiratrici il cui eco si sente anche nelle sue ultime produzioni. Eartheater vede ufficialmente la luce nel 2013, quando la Drewchin registra finalmente i suoi primi brani. In IRISIRI c’è una profonda evoluzione rispetto ai due album precedenti Metalepsis e RIP Chrysalis, ed inoltre la Drewchin si allontana decisamente dalle sonorità psichedeliche che l’hanno fin qui accompagnata. La costruzione dei brani del disco è ricercata e matura, con molto più ritmo e studiato utilizzo delle possibilità delle macchine: “i suoni e le sensazioni che restituisce l’album sono quelli dell’angoscia della vita nelle metropoli, i rumori e gli spazi claustrofobici delle subway, la solitudine e l’isolamento nella propria camera, la vita in ambienti urbani fortemente misogini, l’uso di psicofarmaci e sostanze allucinogene, la necessità di elaborare la moltitudine di informazioni che travolge le nostre vite. Alexandra Drewchin non fa mistero di essere una fan accanita di Terence McKenna e della sua idea di interpretare l’evoluzione attraverso l’uso controllato di allucinogeni. Questo è probabilmente il tentativo di fondo di questo disco: un viaggio controllato in un “bad trip” per elevare la propria conoscenza. Sta a voi decidere se stare al gioco e tuffarvi in questa esperienza.” Antonello Franzil – Sentire Ascoltare